«Resalio».
Con questo verbo di matrice latina e iterativo di “salio”, gli antichi indicavano chi “saltava” da un’imbarcazione capovolta, resistendo alla difficoltà per mettersi in salvo. Da qui il termine moderno di “Resilienza”, che indica la “proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi”.
La stessa proprietà la ritroviamo nelle imprese di successo, o per meglio dire, nelle persone che creano le imprese di successo, che molto spesso sono proprio il risultato della capacità di non spezzarsi e di mettere in salvo l’azienda che ha subito difficoltà talmente forti da “capovolgerla”.
Come indicano gli inglesi con l’espressione “Pull yourself together” (come se ci si fosse rotti in pezzi e bisognasse mantenerli assieme per “ricomporsi”), il Business Resiliente è il business che riesce a “tenere assieme i pezzi” e a ricomporsi a seguito di una batosta, cogliendo l’opportunità per diventare la versione migliorata di sé stesso, così rafforzando anche le sue persone e la cultura aziendale.
Con queste parole Steve Jobs ci offre uno dei migliori episodi di resilienza, il più evidente degli ultimi 20 anni. È stata infatti la sua eccezionale reazione alla sconfitta ad averlo portato a realizzare altri progetti di successo, per poi vederlo ritornare in Apple (nel momento in cui sarebbe stato più semplice abbandonarla e lasciarla fallire) dove ne ha determinato il successo che tutti oggi conosciamo.
Ma sono molte le aziende che grazie all’approccio resiliente sono riuscite nell’intento di girare le avversità in opportunità, insegnandoci preziose lezioni.
ZENEFITS: Admit, Fix, Settle, Repeat
Zenefits, startup nel segmento assicurazioni lanciata nel 2013, in soli 2 anni aveva raggiunto 1,000 dipendenti e una valutazione stellare di 4,5 miliardi di dollari basandosi sulla filosofia del “crescere a tutti i costi” e seguendo il mantra “play hard, party harder”.
Questo approccio però in breve tempo ha generato una corsa al profitto senza precedenti, innescando comportamenti poco etici tra i lavoratori che, pur di chiudere un contratto, erano pronti a rompere qualsiasi regola. Nel febbraio 2016 l’azienda era a un passo dal fallimento e si è reso necessario il ritiro dell’allora fondatore e CEO Parker Conrad, sostituito da David Sacks (fondatore di Yammer, al centro nella foto sopra). Sacks ha preso con decisione le redini di Zenefits contribuendo concretamente in prima persona (l’ha infatti inizialmente finanziata con le sue stesse azioni) e adottando la strategia della responsabilità e della trasparenza, ammettendo gli errori commessi. Attraverso la filosofia basata su “ammetti, correggi, sistema, ripeti” ha rivoluzionato l’approccio etico e la cultura aziendale di Zenefits che oggi è più forte e coesa di prima.
LEGO: Rigore e Creatività
Settembre 2013: Lego supera Mattel e ottiene il titolo di “azienda di giocattoli più profittevole”.
Febbraio 2014: incassa 69 milioni di dollari con il film “Lego the Movie”.
Novembre 2016: si prepara l’inaugurazione del quarto Lego Store d’Italia a Milano.
Sembra una storia di costante successo, eppure nel 2003 lo scenario per Lego era tutt’altro che florido. Le vendite stavano precipitando del 26% e le perdite raggiungevano i 240 milioni di dollari. Ma nel 2004 Jørgen Vig Knudstorp viene nominato CEO e i mattoncini cominciano ad andare al loro posto.
Come? Knudstorp riconosce che “erano diventati arroganti, nel non ascoltare più i consumatori” e decide che l’azienda non si sarebbe spezzata sotto il peso di scelte sbagliate ma avrebbe cambiato rotta, adottando la strada del rigore e della creatività. Per perseguire la strada del rigore dapprima analizza e poi taglia i costi (ciò comporterà la difficilissima scelta di licenziare 3,500 persone), sposta la produzione e riorganizza da capo a piedi l’area commerciale. Per perseguire la strada della creatività, punta invece su scelte forti che poi avranno successo (es. “Ninjago”), assume trenta laureati delle migliori scuole di design europee e introduce dei design contest che avranno risonanza internazionale. Grazie alla stabilità prodotta dal rigore e al grande successo generato dalla ritrovata creatività Lego è diventata il successo che tutti oggi conosciamo.
MARVEL: Ritorno alle Origini
Marvel Comics ha vissuto un’avventura aziendale degna delle imprese dei suoi stessi personaggi, dall’Uomo Ragno a Captain America e i Fantastici Quattro. Infatti, è passata dall’aver sfiorato il fallimento nel 1996, all’acquisizione di 4 miliardi di dollari da parte della Disney.
La chiave della resilienza qui è stata il riconoscere di essersi allontanati troppo dal core business iniziale, che tanto caro era ai loro consumatori e l’avere avuto il coraggio di ribaltare la strategia, riconoscendo il valore dei propri asset fondamentali e rivalutando la propria base di consumatori più fedeli. Ciò ha comportato il taglio di migliaia di storie e personaggi, ma ha mantenuto intatti i valori centrali, ovvero: 5,000 personaggi, 30,000 storie e il marchio.
Marvel è dunque riuscita a trovare quella “formula ripetibile che consente di riassumere nel core gli elementi più forti e riapplicarli con costanza in tutte le situazioni”. Per esempio, integrando i film ai fumetti oggi Iron Man, gli Avengers e X-man sono franchising dal valore di miliardi di dollari. Grazie a questo cambio di approccio Marvel è emersa dalle difficoltà più forte di prima tanto da diventare parte integrante della moderna cultura popolare mondiale.
DISNEY ANIMATION: Gestione e scernita degli asset
Non è un fatto molto pubblicizzato, ma la stessa Disney presentò istanza di fallimento nel 1923! Per molte persone un fallimento spesso rappresenta la fine di un progetto e la consacrazione di una sconfitta. Ma non per Walt Disney.
Quello che dall’esterno poteva sembrare un fallimento è stato per lui un momento di resilienza e di sostanziale importanza dal quale ha ricavato le fondamenta di quello che sarebbe poi diventato l’impero Disney. Aveva infatti imparato sulla sua pelle come non avrebbe mai più dovuto gestire gli asset finanziari e l’importanza di riuscire a scernere e riconoscere i veri asset intellettuali, focalizzando l’attenzione solo su quelli più importanti.È nel 1928 che, forte del suo fallimento, Walt Disney darà vita a Topolino. Seguiranno Biancaneve e i sette nani e una serie di successi che ad oggi accompagnano i bambini (a adulti) di tutto il mondo. I valori appresi allora da Walt Disney tutt’oggi rappresentano l’imprinting di Disney.
A-NOVO: “Muscia, se ci crede, è lei che deve andare avanti”
Le aziende sono fatte di persone e la loro caduta o ascesa è spesso frutto o conseguenza delle azioni umane. A dare una batosta al business non sono solo gli eventi estrinsechi all’azienda (es. eventi di natura economica e finanziaria), ma spesso sono le variabili intrinseche a decretarne l’incontro ravvicinato con il punto di rottura (o la vera e propria rottura), come ad esempio la mala-gestione delle risorse umane, le scelte strategiche sbagliate e l’inabilità di adattarsi al cambiamento.
Ma appunto, le aziende sono fatte di persone e capita che a volte, proprio quando si è prossimi al fallimento e sembra non esserci più nulla da fare, i più insospettabili “resilienti” emergano e riescano a cambiare le sorti dell’impresa.
Un bellissimo esempio è la storia tutta italiana di Enzo Muscia che, dopo il licenziamento causa chiusura aziendale ha deciso di investire tutto quello che aveva per acquisire la stessa impresa che lo aveva licenziato su due piedi. Non solo. Ha riassunto anche parte dei dipendenti e ha intrapreso scelte strategiche coraggiose sì, ma anche corrette. Oggi A-Novo ha quadruplicato i dipendenti, raddoppiato il fatturato e visto assegnare al suo CEO l’onorificenza al Merito della Repubblica Italiana. La vera forza di A-Novo risiede nei valori delle persone, nella motivazione della rivincita, nel gruppo e nella fiducia di potercela fare. E i consumatori premiano anche questo.
“Shit Happens”, ma il Business Resiliente vince.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente da G. Pische su Market Revolution